Un commento di Danda (amica-blogger), che vorrebbe ridipingere le pareti del soggiorno e fare una decorazione a stencil usando motivi della tradizione romagnola, mi ha spinta a scrivere due parole su questa tecnica, per chi non la conoscesse ancora.
I tintori romagnoli creano splendidi disegni su tessuti, utilizzando la tecnica della stampa a ruggine.
Questa tecnica prevede l’uso di una pasta colorante a base di ruggine, dall'aspetto brunastro, usata per intingere lo stampo in legno intagliato (generalmente di pero) con il quale il motivo viene stampato. Dopo l’asciugatura i colori vengono fissati.
Gli artigiani della stampa a ruggine ripropongono motivi monocromatici o anche di repertorio cromatico arricchito, sia tradizionali che rinnovati, per valorizzare tele, copriletti, tende, grembiuli e tovaglie in fibre esclusivamente naturali, come cotone, lino o canapa.
Tra i motivi ricorrenti troviamo pigne, cardi, rose, fiordaliso, tralci di vite e grifoni alati...
... che formano disegni vegetali, ghirlande, cornici geometriche e grottesche, ispirati al repertorio tradizionale, agli arazzi, ai ricami e broccati, alle decorazioni di case nobili, che mantengono viva quest’antica tradizione romagnola con un segno davvero inossidabile.
I tintori romagnoli creano splendidi disegni su tessuti, utilizzando la tecnica della stampa a ruggine.
Questa tecnica prevede l’uso di una pasta colorante a base di ruggine, dall'aspetto brunastro, usata per intingere lo stampo in legno intagliato (generalmente di pero) con il quale il motivo viene stampato. Dopo l’asciugatura i colori vengono fissati.
Gli artigiani della stampa a ruggine ripropongono motivi monocromatici o anche di repertorio cromatico arricchito, sia tradizionali che rinnovati, per valorizzare tele, copriletti, tende, grembiuli e tovaglie in fibre esclusivamente naturali, come cotone, lino o canapa.
Tra i motivi ricorrenti troviamo pigne, cardi, rose, fiordaliso, tralci di vite e grifoni alati...
... che formano disegni vegetali, ghirlande, cornici geometriche e grottesche, ispirati al repertorio tradizionale, agli arazzi, ai ricami e broccati, alle decorazioni di case nobili, che mantengono viva quest’antica tradizione romagnola con un segno davvero inossidabile.
Ma qual'è il procedimento che fa nascere queste meraviglie?
I segreti della stampa a ruggine sono tramandati e custoditi dagli artigiani che ancora oggi praticano questo mestiere. E’ presumibile che esistano più ricette e che ogni artigiano operi secondo una propria metodologia frutto di sperimentazioni ed ottimizzazioni che rendono unico il loro operato.
I segreti della stampa a ruggine sono tramandati e custoditi dagli artigiani che ancora oggi praticano questo mestiere. E’ presumibile che esistano più ricette e che ogni artigiano operi secondo una propria metodologia frutto di sperimentazioni ed ottimizzazioni che rendono unico il loro operato.
Possiamo tuttavia tentare di decifrarne le basi anche con
l’aiuto di testi storici che testimoniano fra l’altro l’importanza e la diffusione
che il mestiere della tintura dei tessuti aveva assunto sin dall'antichità.
Le radici della tecnica tintoria, infatti, risalgono
all'alba della civiltà quando già si usavano alcuni frutti, fiori, bacche,
foglie e radici per tingere i tessuti. I primi testi scritti che ne
testimoniano l'uso in Cina risalgono al 2600 a.C. In base alle prove storiche si evince che
l'arte di tingere e stampare si è diffusa e tramandata nel corso dei secoli in
Persia ed India e da qui ai Fenici ed Egizi. Nel corso del tempo le metodologie
si sono sempre più affinate per rendere le colorazione più intense e persistenti
attraverso l'uso delle terre e dei fanghi contenenti allumina o ferro ed il
mestiere si è trasmesso fino ai Greci e i Romani. A Roma nel 715 a.C. viene istituito
il mestiere della tintura della lana e l’evoluzione della tintura continua
senza tuttavia lasciare tante tracce scritte. Si pensi che nel 1212 la città di
Firenze contava già oltre 200 fra tintori, lavandai e sarti organizzati in
gilde (associazioni).
L'importazione dei prodotti orientali da parte dei mercanti
veneziani all'inizio del XIII secolo ha contribuito a rafforzare ed espandere
questo mestiere. All'inizio del XV secolo Cennino Cennini descrisse la stampa
sui tessuti usando i blocchi di stampa; nel 1429 a Venezia fu pubblicato il
primo libro europeo sulla tintura, Mariegola dell'Arte de Tentori, seguito nel tempo da trattati, manoscritti e
testi che contenevano raccolte di ricette e processi in uso.
Il procedimento di decorazione usato dai tintori romagnoli
per la stampa a ruggine che vi riporto si basa su un insieme di informazioni
derivante dalla consultazione di vari testi storici ed alcune deduzioni. Può
essere quindi considerato un punto di partenza per sperimentare questa
interessante tecnica.
Il processo non è ne semplice ne immediato; con questo non
voglio scoraggiarvi ma solo avvertirvi di ritagliare il tempo necessario per
compierne i passi in tranquillità.
Materiale occorrente:
- tessuto
- ferro rugginoso
- una pentola, per esempio in acciaio inox, da destinare esclusivamente alla preparazione del colorante;
- timbri (blocchi di legno intagliati usati come matrici di stampa)
- spatola in plastica per stendere la pasta colorante sul cuscino per timbri
- colino
- mestolo in legno
- mazzuolo di legno
- coltellino o pinzetta o stuzzicadenti per ritocchi del disegno stampato
- frusta in acciaio inox
- bicchiere di vetro (spesso)
- vaschetta di plastica e cuscino per timbri
- farina di segala
- aceto
- allume di rocca
- carbonato di sodio o lisciva
Il processo di stampa a ruggine si compone di più fasi, alcune,
come vedremo, da compiere con congruo anticipo (anche di qualche settimana),
altre invece da ultimare quando si è pronti per la stampa. A grandi linee si
tratta di imprimere su di un tessuto una decorazione mediante uno stampo
utilizzando una pasta colorante. La particolarità della stampa a ruggine risiede
in buona parte proprio nella specificità di questa pasta colorante che,
opportunamente preparata, funge al contempo da pigmento, da mordente (fissativo)
e garantisce, proprio in virtù della sua consistenza, che l’applicazione
avvenga senza sbavature e gocciolamenti.
La pasta colorante si ottiene aggiungendo l’estratto
colorante alla colla di farina. Di seguito vediamo i vari passaggi necessari iniziando
dalla preparazione della ruggine.
Preparazione del
ferro arrugginito
Per preparare il pigmento abbiamo bisogno di ruggine. La
otteniamo semplicemente facendo arrugginire del materiale di ferro. Raccogliete
quindi vecchi chiodi, rondelle, tondini, cardini, staffe, pagliette in ferro e
simile rigorosamente di ferro, ancor meglio se già intaccati dalla ruggine.
Metteteli in un barattolo in vetro e, per stimolare il processo, riempitelo con
metà acqua, metà aceto. Ponete questo barattolo all'aperto, possibilmente al
sole, e lasciatelo per un bel po' di
tempo (più settimane, almeno una). Il
barattolo non deve essere chiuso ermeticamente, eventualmente copritelo con uno
strofinaccio per preservarlo dalla polvere. Ti tanto in tanto scuotetelo in
modo che si distacchi la ruggine già formata esponendo le superficie all’ossidazione.
Utilizzeremo sia i pezzi di ferro arrugginiti che il liquido rossiccio che si
formerà nel barattolo. Per comodità e semplificazione questo liquido è chiamato
nella ricetta acqua di ferro.
Preparazione della
colla di farina
In una pentola versate c.ca 80-100 gr di farina. Aggiungete,
filtrando attraverso un colino, c.ca 4-5 dl di acqua di ferro a freddo. Amalgamate
bene, sciogliendo accuratamente tutti i grumi, con una frusta in acciaio inox o
anche con le mani. Aggiungete c.ca 150 gr di allume di rocca, frantumandolo con
la frusta e mescolando accuratamente per scioglierlo nel liquido. Mettete la
pentola sul fuoco a fiamma bassa, meglio se a bagnomaria, come quando si prepara
la besciamella. Cuocete per portarla ad una consistenza giusta, finche non
diventi una pasta omogenea, senza grumi (simile ad una besciamella). Toglietela
dal fuoco.
La stampa a ruggine è una forma di stampa a pigmento dove i
pigmenti colorati aderiscono sulla superficie stampata per mezzo di un collante
- la colla di farina. Il suo ruolo in questa ricetta è anche quello di dare
alla pasta colorante la giusta consistenza. L’Allume di rocca è un sale
metallico che ha avuto un grande impiego nella tintura sin dall’antichità
essendo particolarmente indicato per facilitare il fissaggio dei coloranti alle
fibre naturali in modo permanente ed indissolubile. Quando viene usato
simultaneamente con le materie coloranti diventa lui stesso un generatore di
colore.
Preparazione
dell'estratto colorante
Mettete circa 4-5 manciate di ferro arrugginito (comprese le
scaglie di ruggine rimaste nel fondo del barattolo che abbiamo tenuto
all’aperto per una settimana) in una pentola e ricopritelo con c.ca 8 dl di
aceto. Ponete la pentola sul fuoco a fiamma bassa, portatelo ad ebollizione e
fatelo lentamente stringere finché il liquido rimasto non copra i pezzi di
ferro di un paio di dita ed è diventato denso e sciropposo. Filtrate questo
liquido attraverso un colino in un bicchiere di vetro. Si otterranno c.ca 1,5 -
2 dl di estratto colorante (acetato ferrico) che utilizzeremo per completare la
preparazione della pasta colorante. Se la reazione è avvenuta correttamente, il
liquido sarà torbido di color brunastro. L’impiego di pezzi di ferro già
arrugginiti favorisce la formazione dell’acetato di ferro la cui reazione è
stimolata dalla presenza di ruggine.
Preparazione della pasta colorante
Per ottenere la pasta colorante si dovrà versare gradualmente l’estratto colorante nella colla di farina ancora calda fino ad ottenere il colore desiderato mescolando per far amalgamare tutti gli ingredienti. La pasta avrà aspetto e consistenza simile ad un budino di cioccolato.
Per ottenere la pasta colorante si dovrà versare gradualmente l’estratto colorante nella colla di farina ancora calda fino ad ottenere il colore desiderato mescolando per far amalgamare tutti gli ingredienti. La pasta avrà aspetto e consistenza simile ad un budino di cioccolato.
Per procedere con la stampa è necessario che sia già stato
preparato il tessuto ben disteso su una superficie piana e che vi siate
organizzati con un contenitore adatto dal quale attingere la pasta colorante da
imprimere sul tessuto con lo stampo. Vediamo più dettagliatamente come fare.
Preparazione del
tessuto
Scegliete un tessuto naturale, non sintetico, possibilmente in canapa o lino, non
sottile. Deve essere di colore chiaro e di dimensioni adeguate per
ricevere le decorazioni. Il tessuto deve essere ben lavato e, se nuovo, privato
preventivamente dall'appretto. L'apprettatura è l'applicazione in fabbrica di
sostanze come amidi, fecole o altro per dare ai tessuti un po' di rigidezza. Per
togliere l'appretto da un tessuto nuovo bisogna lasciarlo all'ammollo per un
paio d'ore nell'acqua alla quale è stato aggiunto un po' di aceto bianco.
Sciacquare ed asciugare il tessuto per poi stirarlo accuratamente per
compattarne le fibre in modo che l'impronta stampata venga bella nitida. Il tessuto da stampare deve essere ben steso su
un tavolo eventualmente coperto da un vecchio plaid o simile ed una carta
assorbente (sia a protezione del tavolo che per agevolare l'imprimitura della
decorazione dando un po’ di elasticità alla superficie).
Preparazione del
cuscino per timbri
Sul fondo della vaschetta di plastica che sarà usata per
contenere la pasta colorante sistemate un telaietto sul quale è stato messo un
feltro coperto con un telo di juta eventualmente fermato con delle puntine.
Serve per garantire che le parti in rilievo del timbro ricevano una giusta
quantità di pasta colorante.
Finalmente possiamo passare alla fase di stampa vera e
propria.
Con una spatola in plastica o gomma (tipo quella da
tappezziere) stendete uniformemente un sottile strato di pasta colorante sul
telo di juta. Ciò serve per garantire che il timbro si intinga di colore senza
riempirne le fessurazioni e senza gocciolare e sbavare. Con il timbro intinto
stampate tenendolo saldamente e poggiandolo con mano ferma sul tessuto. Con un
mazzuolo di legno battete leggermente e ripetutamente sullo stampo sui vari
punti, per far si che il disegno si imprima bene ed uniformemente sul tessuto. Rimuovete
con attenzione il timbro. Dopo la stampa, osservate il tessuto per controllare
il disegno e, se necessario, ritoccate i punti non perfettamente coperti dal
colore con un coltellino, prima che il colore asciughi.
Appendete il tessuto all’aria per fare asciugare
completamente il colore. A questo punto sciacquate il tessuto in acqua fredda addizionata
con un po' di carbonato di sodio o lisciva. Dopo il risciacquo e l'asciugatura,
stirate accuratamente il tessuto sul rovescio.
Una volta terminato il lavoro noterete che la stampa a ruggine è visibile anche sul rovescio del tessuto. Mostrerà anche delle
piccole "imperfezioni" dovute al fatto che il disegno è stato stampato a mano.
Per la stessa ragione il colore non sarà piatto ed uniforme ma presenterà delle
lievi sfumature.
Spero di esservi stata di aiuto e di poter migliorare questa ricetta con il vostro prezioso contributo.
Spero di esservi stata di aiuto e di poter migliorare questa ricetta con il vostro prezioso contributo.
Avrei voluto commentare ieri... ma arrivo solo ora...
RispondiEliminaSon contenta di averti fornito degli spunti per un post!
Queste decorazioni sono fantastiche e non conoscevo quelle fatte con colori diversi. Grazie per avermi fatto fare una nuova scoperta!
Prima o poi vorrei fare un salto in una vecchia stamperia... sono posti pieni di storia!
Ciao, Danda; prego.
RispondiEliminaIo sto tenendo d’occhio un pero… lo vedo a forma di stampi e matrici :D
Ciao Mirna,cercavo la tua mail per non andar fuori tema nel tuo blog ma non l'ho trovata,volevo chiederti se hai delle conoscenze a proposito di pigmenti naturali,ho l'esigenza di tingere l'impasto di cartapesta di una tinta di terra,ho provato con le aniline ma dato che sono inquinanti e il lavoro che devo fare ne richiederebbe di grandi quantità mi piacerebbe poter trovare una valida alternativa..chissà che non sai aiutarmi!GRAZIE in anticipo!
RispondiEliminaA presto
Marzia
Ciao!
RispondiEliminaFigurati, non sei per niente fuori tema; anzi, mi fa piacere darti qualche suggerimento.
Hai fatto bene ad abbandonare le aniline; so che una volta provocavano davvero tanti danni alla salute dei falegnami che le usavano regolarmente.
Per colorare la cartapesta in massa usa le terre (pigmenti semplici che si trovano nel terreno) che puoi comprare in qualsiasi colorificio o negozio di belle arti. La differenza, generalmente, sta nel fatto che quelli comprati in colorificio sono macinati più grossolanamente e, quindi, colorano di meno. Inoltre, la scelta è più ristretta rispetto ai negozi di belle arti.
Tra i pigmenti naturali, oltre che le terre, trovi:
• pigmenti minerali, derivanti principalmente da 5 minerali: azzurrite, malachite (blu e verde, minerali di rame), orpimento (giallo, solfuro di arsenico), cinabro (rosso) e lapislazzuli (blu);
• pigmenti vegetali, che non sono proprio pigmenti, ma delle tinture estratte dalle piante che si sciolgono completamente nel medium a differenza dei pigmenti in polvere che creano una sospensione di particelle, seppur finissime, nel medium. Sono meno indicati per l’uso artistico perché sono troppo instabili.
Il mondo di pigmenti è ricchissimo e le differenze sono tante. Posso suggerirti di visitare qualche sito di vendita di pigmenti online; sono ricchi di informazioni che, spero, possano esserti utili per soddisfare la tua curiosità.
http://www.kremer-pigmente.de/shopint/index.php?lang=ITA&list=01
http://www.sebinocolori.it/pigmenti/index.asp
http://www.x-brain.it/zecchi/cat/pigmenti-in-polvere/pigmenti-antichi-i/
Buon lavoro!
Ma quante utilissime informazioni!?! G R A Z I E !!
RispondiEliminaHo acquistato giusto ieri sera un pigmento purissimo in colorificio,però il barattolino non riporta nessuna descrizione e dato che il negoziante non ne era certo mi chiedevo come essere certa che fosse un pigmento di origine naturale piuttosto che sintentico dato che il sito stesso della marca non da informazione alcuna..ora comunque mi vado a vedere i tuoi link e ti ringrazio ancora tanto per tutte queste utilissime informazioni!
Prego.
RispondiElimina:)
Ciao, cercherò di darti una risposta al più presto aggiornando questo post. Torna a trovarmi!
RispondiEliminaCiao, ho pubblicato un aggiornamento qui:
RispondiEliminahttp://decomondo.blogspot.it/2017/06/stampa-ruggine-bibliografia.html
Ciao!
RispondiEliminaL'articolo è veramente dettagliato e interessante, ma c'è una cosa che sto cercando di capire e per quanto cerchi sul web, non riesco a trovare una risposta... magari tu puoi aiutarmi!
C'è un modo di creare delle tinte per tessuto sempre naturali ma di altri colori (quindi usando, per esempio, curcuma, barbabietole, etc.) però con la stessa consistenza "pastosa" tipica della stampa a ruggine, e quindi adatte a essere usate sempre con degli stampi in legno? Ho pensato che potrebbe bastare sostituire l'acqua di ruggine con il colorante naturale ottenuto secondo le ricette che si trovano su internet... ma ho la sensazione che potrebbe non bastare. Puoi aiutarmi?
La natura ci offre tantissime radici, bacche, foglie o frutti dai quali estrarre coloranti naturali per tingere i tessuti, come per esempio foglie e mallo di noce, radice di ciliegio e di robbia, bucce di cipolla, carciofo, guado, tè, more, bacche di sambuco e di rosa canina... L'elenco è lungo e generoso. Generalmente, però, con questi materiali si fanno bagni di colore per tingere tessuti e fibre in massa; stampare è tutta un'altra storia.
EliminaPremesso che non sono un'esperta di tinture naturali, posso dirti che la prima difficoltà deriva dal fatto che non tutte le sostanze tingono in modo uguale, tant'è che nemmeno i coloranti prodotti industrialmente hanno la stessa resistenza alla luce, uso, lavaggio e condizioni ambientali.
La seconda è, appunto, la consistenza. Io non credo che basti aggiungere la farina alla tintura naturale per poter ottenere l'effetto da te auspicato. Nel caso della stampa a ruggine, la farina dà spessore ma anche l'aceto ha un suo ruolo preciso.
Facendo un po' di ricerche, ho visto che alcuni usano alginato di sodio (a diverse viscosità) come addensante per poter stampare con colori naturali. Non mi è nota la resistenza che hanno nel tempo i motivi stampati con questo procedimento. Mi auguro che la mia risposta per te possa comunque essere un punto di partenza per nuove scoperte.
In bocca al lupo!
Ciao! Vorrei tanto provare questa tecnica. Tu hai provato e quindi consigli da dare? grazie!
RispondiEliminaCiao; nulla da aggiungere a quello che ho già raccontato nel post. Buona sperimentazione!
EliminaDomanda: ma la lisciva dici che fissa il colore?Perché se una volta veniva usata per lavare i panni, mi viene da pensare che l'effetto sia l'esatto contrario
RispondiEliminaCiao; il bagno con l’aggiunta di carbonato di sodio o lisciva serve per abbassare il Ph (per neutralizzare l’acido) dopo che la stoffa ha assorbito il colore.
Eliminacredo che produrre un colore con ruggine non sia difficilissimo; basta seguire le tue precise indicazioni; comprare il pigmento in polvere di ossido di ferro fa risparmiare un sacco di tempo. Poi l'aceto e la farina... Ma il problema comincia quando vuoi fare un colore come il blu o un verde scuro. Gli stampatori romagnoli definiscono "al ferro" anche questi due ultimi colori. Mi sai indicare come mai? Quali altri pigmenti si usano? Grazie, Bruno
RispondiEliminaCiao Bruno! Sono d’accordo che comprare l’ossido di ferro sia molto più veloce; io cercavo di capire la ricetta tradizionale per i “puristi” :)
EliminaPer il blu potrei pensare al blu oltremare, blu di Prussia o blu di cobalto, quindi, sempre un sintetico inorganico minerale.
Per il verde proverei con verde cobalto o terra verde oppure con un bel misto di blu e di arancio - giallo di ossido di ferro; puoi vederne qualcuno qui:
https://www.kremer-pigmente.com/it/shop/pigmenti/colori-di-ossido-di-ferro/
Se vuoi, fammi sapere com'è andata; un saluto.
Grazie della spiegazione della tecnica, molto interessante. Solo una corrzione: "I primi testi scritti che ne testimoniano l'uso in Cina risalgono al 2600 a.C." - Non so dove hai trovato questa informazione, ma è sbagliata e impossibile. I cinesi hanno iniziato a scrivere più di mille anni dopo, o meglio: non esistono documenti scritti in Cina precedenti il 1500 a.C. (e anche quelli sono molto semplici: la scrittura sembra iniziare a cristallizzarsi in una forma strutturata ed evoluta intorno al 1200 a.C.).
RispondiEliminaCiao; grazie per il tuo commento. Non si sa quando ebbe origine la scrittura cinese ma a quanto pare iniziò a svilupparsi all'inizio del II millennio AC.
EliminaScrissi questo articolo nel 2010 e, in tutta onestà, non ricordo dove trovai l'informazione da me pubblicata. Può darsi che in realtà volevo scrivere 2600 anni fa o che
la fonte di riferimento riportava un dato errato; chi lo sa! Effetivamente, dubito che una delle prime cose iscritte sugli ossi oracolari cinesi fosse la ricetta per tingere i tessuti :)